top of page

IL NOCE E LE DEE INFERNALI

Ha sempre suscitato sentimenti di timore e rispetto per la sua maestosità e imponenza, ma non sempre è stata considerata una pianta amica dell'uomo. Antichi erboristi e medici ne elencavano più le qualità negative che quelle benefiche, come Dioscoride che accusava le noci di causare mal di testa e mal di stomaco, oppure Sant'Isidoro di Siviglia che faceva risalire il nome noce da “noxius”, ovvero nocivo.

​

Ma da cosa origina questa cattiva visione?

​

Nella mitologia greca il noce è la trasmutazione della bella ninfa Caria, trasformata alla sua morte da Dioniso, che ne era follemente innamorato e, a differenza di altri miti in cui le ninfe vengono trasformate in alberi per sfuggire a minacce e salvarsi, in questo la metamorfosi non è salvifica.

Il nome Caria sembra derivare dall'antico culto di Kar/Ker, dea della morte. Così il noce assunse un aspetto malefico e venne associato a Persefone, moglie di Ade, il dio degli Inferi e in generale a tutte le dee infernali: le keres ( o cagne dell’Ade... non ridete!), divinità di sventura e morte violenta, che con denti aguzzi uccidevano i feriti e ne bevevano il sangue. Una di loro è la sfinge (“la strangolatrice”) che interrogò Edipo ponendogli il più famoso indovinello della storia ("chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, tripede e bipede?").

 

​

CURIOSITA'

​

La parola greca KARA (testa, capo) viene proprio da Kar ed é veramente curioso come LA NOCE ricordi proprio i due emisferi cerebrali e ne sia di beneficio, grazie agli omega 3 e 6, come vuole anche teoria delle segnature.

​

Le cariatidi (colonne scolpite con figure femminili e realizzate proprio in legno di noce) derivano dal tempio dedicato ad “Artemide Cariatide”, poiché Artemide fu la dea che diffuse la notizia della morte della ninfa.

 

A Roma il mito sopravvive con Carmenta, una ninfa profetessa che partecipò alla creazione dell'alfabeto e calendario latino.

​

​

USI MEDICINALI

​

Nel corso dei secoli il NOCE è riuscito a riscattarsi diventando un albero virtuoso e sfruttabile in ogni sua parte: dalla corteccia si estraggono tannini per la concia delle pelli e per produrre inchiostro; il legno è tra i più resistenti e pregiati; il mallo si utilizza per tingere capelli e tessuti ed infine le noci, ricche di omega 6 e 3, custodiscono nobili virtù e sono ottime fresche, utilizzate in cucina o per estrarre l'olio.

​

In erboristeria le gemme di Juglans Regia (NOCE) vengono apprezzate in quanto antinfettive e antinfiammatorie, soprattutto delle vie respiratorie e trovano dignitoso impiego anche per affezioni dermatologiche e disbiosi intestinali. Ma la dote più preziosa di questo albero riguarda il pancreas: è in grado infatti di equilibrare la funzione pancreatica, sia esocrina stimolando la secrezione di enzimi (per flatulenza e sonnolenza postprandiale) che endocrina, regolando L'INSULINA e quindi la GLICEMIA.

bottom of page